Per la finitura del mobile esistono due fasi ben precise: la prima consiste nella levigatura della superficie, la seconda nel suo trattamento finale, che può essere verniciatura, laccatura e lucidatura, secondo le esigenze del mobile.
Se volete levigare un mobile o le sue parti nel caso di un legno normale, eliminate anzitutto le maggiori irregolarità facendo uso di raspe e lime, o addirittura di pialla (dett. 1);
procedete con carta smeriglio avvolta su un supporto di legno o di gomma (dett. 2), utilizzando solo le mani, infatti correreste il pericolo di esercitare una pressione eccessiva là dove le dita premono sulla carta;
esercitate un movimento regolare, a ellisse, non troppo veloce e abbastanza leggero;
fabbricate per levigare scanalature profonde un supporto che abbia la forma delle scanalature stesse e delle loro pareti;
avvolgete la carta smeriglio attorno a questo supporto e procedete come su una superficie
piana, solo che per necessità il movimento non potrà essere a ellisse;
se ne disponete e soprattutto siete in grado di servirvene senza combinare disastri, potete utilizzare una levigatrice orbitale, su cui avrete applicato carta smeriglio sempre più fine. È ovvio che la grana della carta smeriglio, tanto nel trattamento a macchina quanto in quello a mano, deve essere tanto più fine quanto maggiore è il grado di levigatura che si vuole ottenere;
completate ora il vostro lavoro con la lucidatura: potete adottare una lucidatura a cera che potrete scegliere tra le numerose in commercio. Se adottate la lucidatura a cera dovrete dapprima colorare il mobile con il mordente che avrete sciolto in acqua o in alcool o in olio, secondo il tipo di finitura che desiderate. Sebbene il mordente ad acqua sia il più facile da usare, quello ad olio è il più adatto per una successiva lucidatura a cera. Il compromesso consiste in un mordente ad acqua in cui l’acqua è stata sostituita con acquaragia;
se usate un mordente ad olio, lasciate asciugare il mobile due o tre giorni prima di finirlo; spalmate poi con un pennello la cera preparata in un pentolino, tirandola finché è quasi asciutta;
pennellate di nuovo dopo un’ora;
effettuate la seconda mano di cera, lucidando con una spazzola dura di trebbia messicana, finché toccando con le dita avvertite una superficie lucida ma non più appiccicosa;
finite con una spazzola morbida di cinghiale e un panno molto soffice;
diluite con acquaragia la prima mano di cera se il legno è molto poroso;
ripetete l’operazione ogni due o tre giorni’ per un paio di settimane se volete ottenere migliori risultati;
usate l’accortezza tuttavia di lucidare molto bene affinché lo strato di cera sia molto sottile e possa indurire rapidamente; uno strato troppo spesso, invece, può richiedere mesi prima di fissarsi definitivamente;
non lavorate, inoltre, in una stanza fredda; d’inverno, se necessario, riscaldate leggermente la cera.
La lucidatura allo stoppino consente senza dubbio risultati più brillanti; la sua applicazione è difficile ma non impossibile;
preparate dapprima il legno raschiando con una rasiera e carteggiandolo poi con cartavetro 00; date il colore con un normale mordente, poi carteggiate;
oliate quindi con un tampone leggermente imbevuto di olio di lino crudo, oppure olio di paraffina, meno grasso: l’oliatura darà maggior risalto alla venatura del legno, arricchendone l’aspetto;
fate attenzione, comunque, a non usare troppo olio che sarebbe sì assorbito dal legno, ma potrebbe traspirare qualche tempo dopo e provocare crepe;
stuccate quindi con estrema prudenza;
procuratevi della pomice in polvere e mettetela in un sacchetto di cotone A, annodando strettamente l’apertura;
date con questo sacchetto in mano una serie di leggeri colpetti su tutta la superficie del mobile; la pomice che uscirà dalle trame del sacchetto sarà sufficiente a turare i fori;
volendo, potete eliminare completamente l’operazione di oliatura e sostituire con una mano di turapori: otterrete discreti risultati, soprattutto se avete fretta e temete di commettere errori;
preparate ora lo stoppino: prendete alcuni batuffoli di lana e avvolgeteli in un panno di lino o canapa;
la forma dello stoppino deve assomigliare a un triangolo ed essere di dimensioni tali da stare bene nella mano;
preparate anche il liquido con cui dovrete lavorare;
componete una miscela di gommalacca e alcool (a 95°, altrimenti tutto diventa un miscuglio pastoso e inutile) in proporzione di I litro di alcool (pari a 750 grammi) con 100 grammi di gommalacca;
passate quindi alla lucidatura vera e propria che deve avvenire in un ambiente non freddo, senza polvere;
aprite lo stoppino e imbevete con una certa abbondanza il suo cuore di lana;
richiudete lo stoppino stringendo affinché il liquido goccioli fuori;
passate tutta la superficie in movimenti lunghi e regolari, prima nel senso della venatura, poi di traverso;
passate quindi a un movimento rotatorio secondo uno dei tre schemi di movimento indicati nella figura precedente;
continuate fino a quando lo stoppino è praticamente asciutto senza fermarvi, altrimenti il legno potrebbe «bruciare»;
inumidite nuovamente lo stoppino, e riprendente il moto rotatorio;
lasciate che la superficie si asciughi fra un passaggio e l’altro;
quando tutta la superficie è stata ben ricoperta, lasciate asciugare per 24 ore e chiudete la stanza per evitare polvere;
riprendete la lucidatura, dopo aver passato carta abrasiva finissima, e con estrema delicatezza, per lisciare eventuali imperfezioni;
ripetete la lucidatura in strisce e poi in senso rotatorio;
spalmate la superficie con 2 o 3 gocce (non di più) di olio di paraffina solo se lo stoppino «incolla» al legno;
proseguite, lubrificando con due o tre gocce (letteralmente) di tanto in tanto ogni volta che il movimento diventa «vischioso», e finché la superficie ha un bel colore (anche se non è ancora lucida);
lasciate trascorrere 24 ore, poi ripassate il sacchetto di pomice e «pulite» con uno stoppino intriso di alcool (non di soluzione);
ritoccate con carta abrasiva e passate di nuovo lo stoppino con 2 gocce di olio di paraffina e appena inumidito di liquido, con la massima delicatezza;
finite prendendo uno stoppino nuovo e, dopo qualche ora, bagnatelo di alcool e passatelo sulla lucidatura, che prenderà l’effetto specchio;
date gli ultimi tocchi «per lungo», non in senso rotatorio.
La verniciatura alla nitrocellulosa infine è adatta in particolare per mobili di teck (scaffali, amplificatori stereo). Mentre la preparazione del legno e la sua coloritura con mordente non variano rispetto agli schemi già visti per lo stoppino, per quanto riguarda l’oliatura è più profittevolmente sostituita dall’uso di un turapori, che elimina allo stesso tempo il successivo uso del sacchetto con la pomice;
preparate la soluzione alla nitrocellulosa con mezzo litro di nitro e 200 grammi di alcool a 95°. In parti uguali, invece, se serve per finire una superficie precedentemente trattata allo stoppino;
usate lo stoppino anche per la nitro: occorrono molto meno passaggi, e al movimento rotatorio alternate molto più frequentemente quello «per lungo» nel senso della venatura del legno; eseguite una prima applicazione, lasciate quindi asciugare e indurire;
carteggiate poi con cartavetro 00 e ripetete l’operazione di lucidatura.
Luca Detti
Luca Detti è un appassionato falegname e artigiano del legno, la cui dedizione per il suo mestiere si manifesta in ogni progetto che intraprende. Luca apprezza profondamente la falegnameria e vede in ogni opportunità un momento per crescere e migliorare. La sua ambizione è quella di eccellere nel suo campo, e la sua sete di conoscenza ed esperienza lo spinge a ampliare costantemente le sue capacità.