Se una tavola di legno non si curva dopo essere stata tagliata, non c’è da gridar vittoria. Può farlo in seguito, con qualche mese di ritardo, quando il mobile è già stato costruito. O, in certi casi, può farlo anche con decine o centinaia d’anni di ritardo. Quali ne sono le cause? Sono due, una chimica e una fisica. Quella chimica è dovuta all’ossidazione delle resine del legno, il che provoca una contrazione molecolare’ e quindi del legno. Se l’altro lato della tavola non si ossida allo stesso modo (e non si ossida, se è verniciato o comunque rifinito) avremo la curvatura. L’unica cura, come vedremo, è molto drastica, e sa di alta chirurgia. La causa fisica è dovuta quasi esclusivamente a fattori di umidità (che fa espandere il legno) o di calore (che lo fa contrarre).
Nella figura di questa pagina, infine, indichiamo una terza causa di curvatura, che dipende quasi esclusivamente dal modo in cui il pannello è stato tagliato. Per esigenze di utilizzazione del legno, si osserverà, i tronchi sono segati longitudinalmente. Quasi ogni parte, fatta eccezione per la corteccia, viene utilizzata. I tagli, come indica il dettaglio 1, avvengono quindi in condizioni diverse. C’è il taglio radiale (dettaglio 3), riconoscibile in quanto le linee della venatura sull’asse tagliata risultano praticamente parallele fra di loro. Quando le fibre si contraggono, lo fanno in modo « equilibrato »; se l’umidità è distribuita regolarmente, non ci sarà una deformazione. Nel taglio cosiddetto « tangenziale » (dettaglio 2) le venature sono invece ad arco. Poiché le venature si contraggono più delle fibre di legno. questa configurazione della struttura faciliterà la curvatura.
I rimedi
Sono vari, e purtroppo i più facili da eseguire sono anche quelli che offrono i risultati meno soddisfacenti. Nella quasi totalità dei casi, comunque, è necessario smontare dal mobile il pannello da raddrizzare.
Sistema dei pesi: è particolarmente adatto per ripiani di scaffali o di tavolini abbastanza piccoli. Consiste nello smontare il pannello, capovolgerlo in modo che la curvatura sia verso l’alto, appoggiare le due estremità su mattoni e poggiare un peso (alcuni mattoni) sulla « gobba ». Lasciare così per alcuni giorni. Con un po’ di fortuna il pannello si raddrizzerà: se non completamente, almeno in parte.
Morsa e leva: particolarmente adatte per le porte dei mobili, soprattutto quelli di cucina (se sono di legno e non di laminato plastico) che maggiormente risentono dell’umidità. Questa curvatura si può notare facilmente a porta chiusa. Sovente gli angoli sopra e sotto le cerniere sono ancora in posizione quasi perfetta, ma c’è una strana « orecchia » in uno o in entrambi gli angoli dalla parte del pomello o della maniglia. Se la porta è a vetri o ha uno specchio, occorre toglierli per evitare eventuali rotture. Prendere poi due morsetti a fascia, cioè abbastanza lunghi da poter bloccare il mobile per tutta la sua profondità. Aprire la porta e mettere un blocchetto di legno in corrispondenza della maniglia, fra la porta stessa e il telaio della parete. Fissare le morse ai due angoli della porta. Stringere quello che non era curvo finché è sullo stesso piano del centroporta (dove si era messo il blocco di legno). Stringere poi la morsa sulla parte curva andando leggermente oltre quel piano. Si tratta, in altre parole, di stringere facendo una contro curva. Lasciare così per un paio di giorni, poi togliere i morsetti. Se l’operazione è riuscita, la porticina è a posto. In caso contrario, ripetere l’operazione. È possibile che, in un eccesso di zelo, il rimedio sia stato superiore alle necessità. In tal caso ripetere l’operazione, al contrario, per qualche ora.
Spugna e calore: è un metodo molto radicale, e all’apparenza poco ortodosso. Tuttavia è in grado di dare buoni risultati. Si tratta, naturalmente, di smontare il pannello ricurvo. Poiché la curvatura è facilitata dall’umidità all’esterno della curva, si tratta di ridurre questa umidità, eventualmente equilibrandola con un poco di umidità dall’altra parte del pannello, quella che, rinsecchendosi, si era eccessivamente contratta. Il metodo più semplice consiste nell’inumidire con una spugna la parte troppo secca, mentre l’altro lato del pannello è sottoposto a una « cura del calore » con una serie di normali lampade a distanza ravvicinata (ma non troppo: il legno non deve bruciare). Lo stesso intervento, durante il periodo invernale, può essere eseguito valendosi dei termosifoni di casa. Questi, ad ogni buon conto, devono essere ricoperti con asciugamani, in modo che non vengano a contatto diretto con il pannello ricurvo. Bisogna appoggiare sul termosifone la parte troppo umida (quella esterna) del pannello, e vedere se questo si raddrizza per conto proprio. In caso negativo, ricorrere alla spugna inumidita, bagnando leggermente l’altra superficie. Nel novanta per cento dei casi, se la curvatura non è eccessiva ed è di carattere fisico (non chimico), questa procedura dà risultati soddisfacenti. Naturalmente questo genere di trattamento ad acqua rovina vernice e lucidatura, che sarà opportuno affrontare in un secondo tempo, quando sarà certo che l’intervento ha avuto successo e non deve essere ripetuto.
Alta chirurgia: è il metodo più « sicuro » ma anche il più difficile da eseguire correttamente. Senza contare che può essere sfruttato soltanto per mobili moderni o vecchi: sull’antico varrebbe si a raddrizzare, ma farebbe perdere ogni valore all’oggetto. Richiede anche, come indica la fig. 3, un equipaggiamento che va oltre quello a disposizione del « mobiliere » occasionale. Si tratta, come indicano i dettagli 1 e 2, di operare una serie di solchi, a circa 8-10 cm di distanza l’uno dall’altro, lungo la parte esterna del pannello ricurvo. L’operazione, per riuscire deve essere molto precisa. Deve essere effettuata, in pratica, con una sega circolare elettrica, la cui lama penetri nel legno per almeno la metà del suo spessore. Gli incavi non devono raggiungere le due estremità del pannello, altrimenti (nei caso,. per esempio, del piano di un tavoli)) sarebbero poi visibili. Con quattro morsetti e altrettante sbarre di metallo (che cioè non possano curvarsi) stringere il pannello, che le fessure consentiranno di raddrizzare sotto pressione. Quando questo è stato fatto, inserire nelle fessure lunghi listelli di legno incollato, il cui compito sarà di non permettere, dopo che i morsetti saranno stati tolti, una nuova curvatura del pannello.
Luca Detti
Luca Detti è un appassionato falegname e artigiano del legno, la cui dedizione per il suo mestiere si manifesta in ogni progetto che intraprende. Luca apprezza profondamente la falegnameria e vede in ogni opportunità un momento per crescere e migliorare. La sua ambizione è quella di eccellere nel suo campo, e la sua sete di conoscenza ed esperienza lo spinge a ampliare costantemente le sue capacità.